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Categoria: EDITORIALI
Riflettendo sull’incesto o leggendo qualche saggio in materia, si scoprono cose abbastanza difficili da accettare, del tipo che non è che si tratti di qualcosa universalmente estraneo alla naturalità dei rapporti. Il giusto e lo sbagliato hanno vissuto un percorso travagliato, lungo i secoli, e oggi si ha paura delle navi scuola, si aborrisce la famiglia strana e si ha una gran voglia di definire strano tutto quello che appare strano per qualcuno. Il sesso continua ad essere un tabù che fa male a troppi frustrati. Il principio laico di due esseri adulti e consenzienti, che si congiungono in un amplesso, o nelle effusioni che ritengano più piacevoli, non è ancora universalmente affermato. Si dibatte dunque in modo forsennato su questa famiglia naturale, mentre qualcuno, che magari si annoia molto meno e gode molto di più, prova a capire meglio cosa possa essere questo poliamore, neologismo che rimanda ad orge sentimentali più ricche di uno stufato irlandese.
Famiglia è dove ci si vuole bene, ma per qualcuno è solo questione di canoni del coito. Alla base delle repressioni dei tutori della naturalità c’è sempre lo stesso virus: autoritarismo e mancanza di gioia. Se Venditti volle dirlo chiaro e tondo, che scopare bene è la prima cosa, è abbastanza paradossale che nel 2019 si provi ancora stupore per l’esistenza di trogloditi, a disagio per la sfera affettiva e sessuale delle persone. I naturalisti della famiglia non sono un vero fenomeno, semmai solo un reflusso di rivoli che ci sono sempre stati e che probabilmente ci saranno sempre. Non avverto molta voglia di fare crociate, in difesa della libertà di coito e di cuore. Mi basta ricordare il giovane Renton, che ci definiva eterosessuali per approssimazione, facendo riferimento alla mera legge che governa il tutto: “è solo questione di chi ti tira”.
Penitenziagite. Downshifting is the way.
